Il ramen di Umami. |
La storia è lunga e nasce in Cina, ma non è di questo che voglio parlare oggi, sarà l'oggetto di un post specifico sul ramen, bensì di un posto che avevo adocchiato da un po' ma non avevo ancora visitato, Umami. Male, molto male. Perché ora non vedo l'ora di tornarci.
Umami è uno dei tanti progetti messi a segno da Marco Pucciotti che a Roma sta proponendo molte novità spaziando dalla pizzeria alla trattoria al ristorante creativo. Tutto con molta sostanza.
Partivo quindi già molto ben disposta.
Il nome Umami うまみ non poteva essere più azzeccato. Come molti sanno l'umami è considerato il quinto gusto fondamentale percepito dalle cellule recettrici presenti nel cavo orale umano dopo il dolce, salato, amaro e aspro (il piccante no, non è un sapore, ma una sensazione tattile).
Il significato di うまみ in giapponese fa proprio riferimento al "gusto" e in particolare al "sapore" del glutammato di sodio, che è presente in natura in cibi come la carne, il formaggio ed altri alimenti ricchi di proteine. Questo sale è stato isolato nel 1908 da Kikunae Ikeda un chimico dell'università di Tokyo, studiando il sapore forte del brodo di alghe.
Da qui si capisce come mai in alcune cucine venga utilizzato il cosiddetto dado (in occidente) o direttamente il glutammato di sodio (oriente) come esaltatore di sapidità. Soluzione più veloce ma sicuramente meno genuina.
Tornando al "nostro" Umami, finalmente ci sono stata un mese fa. Ero curiosa di assaggiare la cucina dello chef Giuseppe Milana da un lato, di cui ho sentito parlare molto bene, e dall'altro so che mangiando cibi orientali riesco a tenere a bada meglio la mia intolleranza al lattosio. Non sarà un caso che quella orientale in genere è una cucina che amo molto, soprattutto quando non risente di contaminazioni.
L'interno del locale è semplice ed accogliente. Prevale il legno con i colori morbidi e il bianco su cui risaltano le stoviglie scure. Ho apprezzato molto la posizione delle bacchette, davanti al piatto, mentre noi occidentali tendiamo a metterle a fianco come le nostre posate.
Su uno scaffale fanno bella mostra alcune bottiglie di sake e in carta c'è un'ampia scelta di questa bevanda fermentata insieme a bottiglie di shochu.
Per la cena io mi sono orientata su un sidro italiano perché lo amo molto ma non si trova facilmente.
Eravamo in tre e abbiamo assaggiato diverse cose dal menu scambiandocele e condividendo.
Abbiamo iniziato con una tempura vegetale con maionese al miso
tempura |
Poi una serie di antipasti.
takoyaki |
takoyaki |
gyoza |
tori karaage |
sakedon |
ramen |
dorayaki |
sorbetto di lamponi |
In menu anche yakitori di pollo cotti alla brace con salsa teriyaki, cotoletta di maiale tonkatsui, bun al vapore con pulled pork all’orientale, gyoza non solo di maiale ma anche gamberi, o vegani con verdure e tofu), sashimi del giorno e inari sushi. Tra gli antipasti anche goma wakame (l’insalata di alghe che si può fare a casa con la ricetta di Senza Panna) e ginger wakame.
Queste alcune delle proposte che vorrei provare e quindi tornerò di sicuro.
Punto di forza di Umami oltre alla preparazione corretta dei piatti, ad opera dello chef, e al personale di sala, preparato e disponibile a rispondere alle domande, sono le materie prime. Tra i fornitori Mauro Secondi, Pork&Roll, Bottega Liberati, Emporio delle Spezie, Saké Company e Otaleg.
Umami – Roma
via Veio, 45
tel: 06 5309 6313
(lunedì chiuso - sabato e domenica aperti anche a pranzo)
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