Un omaggio al mio viaggio ad Alghero. Il biancomangiare algherese (o Pappai Blancu campidanese) con una mia modifica.
immagine rimossa, arriva presto la nuova |
90 g amido di frumento
100 g zucchero
acqua di rose libanese.
Il biancomangiare nella cusina siciliana del passato (non ricordo quando, l'ho letto sul libro Mangiare Italiano di Nico Valerio che penso di possedere da sempre e che avrò letto un milione di volte) era una minestra a base di petto di pollo e mandorle, poi con il tempo è cambiato ed è diventato un dolce a base di mandorle e amido. Si ritrova molto simile in Sicilia e ad Alghero (Sardegna), dove viene cotto in forno dentro una crosta di pasta.
E oggi l'ho modificato secondo i miei gusti.
E' molto semplice, si scioglie la frumina (amido di frumento, ma vanno bene anche la maizena o l'amido di riso, se si usa quest'ultimo ridurre un po' le dosi) in poco latte, poi si aggiunge il resto del latte e lo zucchero. Si porta ad ebollizione, si abbassa la fiamma e si fa cuocere girando sempre fino a quando non inizia ad addensare e vela il cucchiaio, facendo molta attenzione che non si attacchi sul fondo. Prima di spegnere si aggiunge un cucchiaio di acqua di rose libanese (da cucina), si mette a rafreddare in bicchierini o in stampini e si conserva in frigo anche per un paio di giorni.
Una variante che mi piace molto è con l'acqua di fiori d'arancio (sempre libanese che è naturale, quella italiana è sintetica), è solo una questione di gusti mettere l'una o l'altra.
E oggi l'ho modificato secondo i miei gusti.
E' molto semplice, si scioglie la frumina (amido di frumento, ma vanno bene anche la maizena o l'amido di riso, se si usa quest'ultimo ridurre un po' le dosi) in poco latte, poi si aggiunge il resto del latte e lo zucchero. Si porta ad ebollizione, si abbassa la fiamma e si fa cuocere girando sempre fino a quando non inizia ad addensare e vela il cucchiaio, facendo molta attenzione che non si attacchi sul fondo. Prima di spegnere si aggiunge un cucchiaio di acqua di rose libanese (da cucina), si mette a rafreddare in bicchierini o in stampini e si conserva in frigo anche per un paio di giorni.
Una variante che mi piace molto è con l'acqua di fiori d'arancio (sempre libanese che è naturale, quella italiana è sintetica), è solo una questione di gusti mettere l'una o l'altra.
La mia nonna ce la faceva sempre..io ero troppo piccola e nn lo mangiavo..ma ora si che lo mangerei!
RispondiEliminaOttimo !!!
RispondiEliminaP.s.: non è che ti ritrovi la ricetta della crema gallurese? Non riesco più a trovarla :-(
Baci !!!
Delizioso!
RispondiEliminaGrazie a tutti!
RispondiElimina@Jajo, ne ho una, bisogna vedere se è quela che avevi tu, ogni famiglia la fa a modo suo come succede spesso.
:-)))
Mi accontenterei :-D
RispondiEliminaEh, che sorpresa! Quel mio libro "Mangiare italiano", che pure va alla ricerca di come era veramente il cibo italiano prima della recente globalizzazione (che cominciò nel Novecento), è uno dei meno noti tra i miei libri. Grazie per aver ricordato un classico della cucina italiana antica, il biancomangiare (sia pure nella versione moderna degradata.... sorry), poi copiato dai soliti francesi in blancmanger. I Francesi ci hanno rubato quasi tutto, dalla "Gioconda" al dragoncello ("estragon"), dalla toscanissima porrèa o crema di porri o torta di porri (diventata... "purée" di patate), al foie gras inventato dai Romani antichi (ficatum era il fegato d'oca ingrossato con i...fichi, già allora, e per noi italiani ormai è il nome del fegato). Senza contare il vermouth che ci hanno rubato i tedeschi (vuol dire assenzio, e i Romani già facevano il vinum absinthiatum, un infuso vinoso di almeno una ventina di erbe). Vermouth antico molto più aromatico e gustoso di quello semplificato e banale di oggi. Lo abbiamo rifatto filologicamente al Seminario sulla Cucina Romana Antica da me tenuto per incarico del Ministero della Pubblica Istruzione a Castelfranco Veneto (1992).
RispondiEliminaGrazie comunque ai sardi (eh, che vuol dire abitare in un'isola!) per aver conservato qualche tradizione antica (anche la sapa, per esempio).
Eh, la Storia del cibo: è una catena che ci porta lontano....
ciao
Nico Valerio
http://alimentazione-naturale.blogspot.com
http://love-lacto-ovo-vegetarian.blogspot.com
Che onore una visita di Nico Valerio. Credo che senza internet non avrei mai immaginato che l'autore di uno dei libri che ho letto di più e che uso come riferimento potesse farmi visita e leggere qualcosa di mio.
RispondiEliminaHo comprato quel libro mi pare nell'89 o giù di lì e ci trovo spesso moltissimi spunti, oltre a citarlo spesso.
Vedo ora in copertina che l'avevo pagato 13.000 lire, una cifra altissima per un Oscar Mondadori considerando quanto costano oggi pubblicazioni analoghe.
Grazie Nico Valerio della visita e del commento.