19 gennaio 2012
Mostra di pittura e degustazione vino
Pubblicato da
Daniela @Senza_Panna
L’Iran e l’origine del vino.
La vite selvatica esiste da prima ancora della comparsa dell’uomo sulla terra, dal principio dell’era terziaria. Ed era presente anche in zone dove, a causa dei cambiamenti climatici, ora non si trova più.
La viticoltura invece dovrebbe risalire al mesolitico, circa 11.000 anni fa, geograficamente nella zona compresa fra Caucaso ed Egitto.
La vite quindi è stata una delle prime piante ad essere coltivate dai nostri antenati, assieme a grano, miglio e orzo.
Certamente la produzione del vino non può essere datata se non approssimativamente e si parla del 9000 – 8000 anni addietro.
Al 8.000 anni fa infatti si datano un torchio ed alcune caraffe d’argilla con decorazione a grappoli d’uva ritrovate rispettivamente in Siria e Georgia.
Anche in un sito archeologico neolitico nelle montagne di Zagros, ad Hajji Firuz Tepe in Iran occidentale, sono stati trovati diversi contenitori di terracotta contenenti residui del vino: semi e bucce dell’uva, residui del succo ma soprattutto resina, principalmente di pino, che è stata ed è usata come conservante in molti vini, greci per esempio.
Anche la “scoperta” del vino, come tante altre, è stata probabilmente casuale. Conservare il succo d’uva ad alte temperature deve aver innescato un processo di fermentazione tramutando gli zuccheri in alcool con l’insperato ma piacevole (e famoso) effetto.
Naturalmente la bevibilità del liquido dell’epoca era scarsa. Tant’è che questo vino primitivo era corretto con erbe o addolcito col miele.
Il passo successivo la bevanda lo fece in Egitto, dove era destinata a pochi eletti (sacerdoti, classi molto agiate).
Poi una volta passato in Grecia il vino, come tutta la cultura ellenica, invade il mondo. E lo invade alla maniera greca: piacevolmente.
Il tramite di questa invasione furono naturalmente i romani, che il mondo conosciuto se lo presero tutto. Una volta arrivati ad invadere la Grecia furono subito conquistatori/conquistati.
Dal modo di vivere e dalla cultura greca. Di cui il vino faceva parte. E lo diffusero assieme ai propri costumi.
A questo punto abbiamo pensato di scegliere almeno un vino con origine antiche, quindi come antico vitigno bianco abbiamo pensato alla malvasia. Nella versione della cantina Collecapretta, vicino a Spoleto.
La malvasia pare debba il proprio nome alla cittadina greca di Monemvasia, nel dito orientale del Peloponneso. Chi non ci fosse ancora stato è caldamente consigliato di farlo. E’ una città con la sorpresa. Bellissima, completamente fortificata fino al mare.
Buscaia (Malvasia)
Da uva malvasia bianca e malvasia di candia. Vino bianco dalla tenera definizione varietale dei fiori, lavanda e biancospino, in cui spicca però la precisa definizione minerale del suolo e il profumo si arricchisce di toni salmastri e argilla al sole. In bocca entra delicato e si accende nel percorso di una sapidità linfatica che lo rende perfetto su piatti delicati in cui i vegetali incontrano uova, carni bianche e pesce.
Come vitigno rosso il nostro consigliori Giampiero ci ha indirizzato verso questo vino della stessa azienda.
Merlo Nero (Merlot)
Un rosso cupo e opulento, dai profumi di mora e spezie dolci che riesce a coinvolgere naso e palato con l’energia generosa tipica del vitigno. In bocca è ricco e grasso ma la presenza tannica e l’acidità custodiscono eleganza e portamento. La chiusura è di caffè e ribes. Rosso avvolgente da primi stratificati e carni salsate.
Appuntamento sabato 21 gennaio al Divin Arte di Mentana
con le opere di SOMAIEH AMINI e AZIN SANGVA
Di-vin-arte
Via Giacomo Matteotti n°3
Mentana (RM)
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