Questo pane è stato fatto sperimentando Water Roux e Tang Zhong in un modo che è un po' una mediazione tra quello che vedevo fare a mia nonna con le farine deboli (anche se lei non le chiamava così) e tanti procedimenti che ho letto su internet.
I metodi detti del Water Roux o Tang Zhong si basano sulla gelificazione degli amidi e in genere prescrivono di utilizzarla al massimo con il 6% degli amidi della ricetta.
La teoria è abbastanza semplice, Si unisce il 6% degli amidi con 5 volte il peso in acqua e si portano a 65°C, si riportano quindi a temperatura ambiente per poi aggiungerli all'impasto. Il metodo è antico e l'ho usato spesso con farine deboli come avena, segale o grano tenero di bassa forza.Solo che prima non ne conoscevo il nome.
La funzione del water roux è quella di un emulsionante e si usa per dare leggerezza, elasticità e maggiore conservabilità (mi dicono che il termine corretto sia conservatività)a un impasto.
Per ricette dolci si può fare anche un milk roux, con il latte in alternativa all'acqua.
C'è chi consiglia di sottrarre gli amidi dal peso totale delle farine e chi di aggiungerli.
Io li ho aggiunti e pare sia meglio.
La lievitazione che ho usato, visto che era la prima volta, è stata quella mista.
100g pasta madre
100 g farina bio integrale + 100g semola rimacinata bio
200 g farina 0 bio
200 g acqua (l'ho aggiunta tutta subito)
100 g H2O + 20 g farina 0 (per il water roux)
5 g lievito di birra
8 g sale
Il pomeriggio di venerdì ho rinfrescato la pasta madre. La sera, sempre del venerdì (alle 20 circa), ho unito 100 g di lievito madre con 200 g di farina 0 e tutta l'acqua. La sera successiva (sabato) ho unito il pre-impasto con le altre farine, il lievito di birra, il sale e il water roux preparato precedentemente portando 100 g di acqua con 20 g di farina a 65 °C, mescolando bene la massa colloidale che si forma e riportandola a temperatura ambiente.
Ho impastato pochissimo e lasciato lievitar e tutta la notte in una ciotola coperta e tenuta a temperatura ambiente in cucina.
La mattina della domenica verso le 6 l'impasto era arrivato al bordo della ciotola raddoppiando il volume. L'ho messo sul tavolo spolverato con semola rimacinata e ho fatto alcune pieghe semplici per 2-3 volte a intervalli di circa 10 minuti, facendo molta attenzione a non sgonfiare l'impasto.
Verso le 7 ho dato la forma al pane e lasciato lievitare fino al raddoppio.
Cottura, 60 minuti su pietra refrattaria con forno portato a 220 °C e abbassato a 180 nel momento in cui ho infornato.
Altezza della griglia media. Dopo la prima mezzora ho ruotato il pane di 180° perché il mio forno cuoce di più sul fondo e ho portato la griglia il più in alto possibile in modo che il riverbero del cielo dle forno desse una bel colore alla crosta.
Allo scadere dei 60 minuti ho bussato sulla base del pane, quando fa un suono sordo è cotto.
Prima di tagliarlo è sempre consigliabile lasciarlo raffreddare su una griglia.
E' venuto un pane profumatissimo, con una crosticina sottile croccante. Gli alveoli erano medio piccoli molto fitti. La farina che ho utilizzato è bio, di un piccolo mulino del Lazio, fresca di macinazione. Attribuisco buona parte della riuscita anche alla qualità delle materie prime usate che gli hanno dato un gusto unico.
Quanto alla "conservatività" non ho parametri perché l'abbiamo finito tutto subito!!!!
Ho impastato pochissimo e lasciato lievitar e tutta la notte in una ciotola coperta e tenuta a temperatura ambiente in cucina.
La mattina della domenica verso le 6 l'impasto era arrivato al bordo della ciotola raddoppiando il volume. L'ho messo sul tavolo spolverato con semola rimacinata e ho fatto alcune pieghe semplici per 2-3 volte a intervalli di circa 10 minuti, facendo molta attenzione a non sgonfiare l'impasto.
Verso le 7 ho dato la forma al pane e lasciato lievitare fino al raddoppio.
Cottura, 60 minuti su pietra refrattaria con forno portato a 220 °C e abbassato a 180 nel momento in cui ho infornato.
Altezza della griglia media. Dopo la prima mezzora ho ruotato il pane di 180° perché il mio forno cuoce di più sul fondo e ho portato la griglia il più in alto possibile in modo che il riverbero del cielo dle forno desse una bel colore alla crosta.
Allo scadere dei 60 minuti ho bussato sulla base del pane, quando fa un suono sordo è cotto.
Prima di tagliarlo è sempre consigliabile lasciarlo raffreddare su una griglia.
E' venuto un pane profumatissimo, con una crosticina sottile croccante. Gli alveoli erano medio piccoli molto fitti. La farina che ho utilizzato è bio, di un piccolo mulino del Lazio, fresca di macinazione. Attribuisco buona parte della riuscita anche alla qualità delle materie prime usate che gli hanno dato un gusto unico.
Quanto alla "conservatività" non ho parametri perché l'abbiamo finito tutto subito!!!!
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.