In Sardegna a parte alcune zone che hanno ricevuto l'influenza di altre popolazioni, non solo dall'Italia ma anche dall'Europa, non c'è una grandissima tradizione di cucina di pesce di mare, molto di più quella che vede come protagonisti pesci di acqua salmastra o di stagni costieri.
E così a parte La Maddalena, Carloforte, Cagliari, Arbatax, Alghero ecco che nelle feste dei paesi la fanno da padroni cefali (muggini) e anguille.
Mentre i primi vengono spesso arrostiti sulla brace viva queste ultime in particolare si mangiano anche preparate in altri modi. Uno di questi è la frittura alla sarda.
Che cos'ha di particolare questa preparazione? E' molto semplice, il segreto è nell'utilizzo della semola rimacinata come panatura, che conferisce al fritto una croccantezza unica e una consistenza asciutta, non unta.
Per secoli in questa Regione si è coltivato esclusivamente il grano duro. La semola rimacinata è stata la protagonista in cucina per preparare pasta acqua e farina o tanti tipi di pani, con una varietà che non sempre è nota da tutti.
A tal fine invito a leggere il libro Pani. Tradizioni e prospettive della panificazione in Sardegna.
Da cui ho tratto questa bella foto:
V. Alinari, Cottura del pane, Tratalias, 1914-15. |
Anguille fritte alla sarda
(per 4 persone)
Anguille 500 g
semola rimacinata di grano duro
olio extravergine di oliva sardo
sale
alloro o prezzemolo
Eviscerare le anguille e sfregarle con sale grosso per eliminare il rivestimento mucoso. Lavarle bene con abbondante acqua corrente. Asciugarle bene con un telo. Staccare con un taglio netto la testa e la coda, con un coltello robusto ben affilato. Lavarle ancora in acqua corrente. Tagliarle a pezzetti lunghi 5-6 cm. In una padella scaldare l'olio, quando è bollente, passare le anguille nella semola
e friggerle. Rosolare nell'olio per circa un quarto d'ora, girandole spesso. Perottenere un fritto asciutto e croccante è bene partire da una temperatura dell'olio alta m anon altissima e aumentarla via via che si cuoce.
Anni fa una cuoca giapponese mi ha detto: "npn capisco perché in Italia si frigga al contrario, si parte da temperature alte e poi scendono. Così il fritto è pesante e unto". Nel tempo ho imparato ad apprezzare questo consiglio. Non è un caso che uno dei fritti più buoni in assoluto, i carciofi alla Giudia, vengano fritti una prima volta in olio a temperatura bassa e poi ripassati in olio bollente che li asciuga e li rende croccanti.
Una volta pronte metterle su carta assorbente per eliminare l'olio in più. Servire adagiate su foglie di alloro e condire con una salsa fatta con prezzemolo tritato, sale e olio.
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